Eventi: “Incontro di Poesia” organizzato da Poesia e Conoscenza

8 giugno ore 17.30 Biblioteca Sormani, Sala del Grechetto Via Francesco Sforza, 7 Milano

Cari Amici della Poesia, mercoledì 8 giugno avrà luogo il primo di un Ciclo di Incontri di Poesia cui saranno invitati via via poeti di Milano e da fuori Milano, nell’ambito del programma dell’Unione Lettori Italiani in collaborazione con la Biblioteca Sormani e la rivista Poesia e Conoscenza, fondata e diretta da Donatella Bisutti.
In questo primo incontro saranno presenti i poeti Laura Garavaglia, Tomaso Kemeny e Meeten Nasr. Ospite d’Onore la poetessa Taeko Uemura di Kyoto (Giappone).
In questa occasione Donatella Bisutti presenterà il N. 2 della rivista Poesia e Conoscenzainvito-incontro-di-poesia-sormani

Concorso “I poeti laureandi” XIII edizione 2016

Le poesie premiate del XIII Concorso “I poeti laureandi” 2016. Collegio universitario Santa Caterina-Università di Pavia.
COLLEGIO UNIVERSITARIOSi tratta di un Premio di Poesia riservato agli studenti universitari iscritti all’Università di Pavia, “I poeti laureandi”, organizzato da tredici anni a questa parte dal Collegio universitario “S. Caterina da Siena” di Pavia. Ogni tre anni viene pubblicato un libriccino con i testi premiati e segnalati nei tre anni precedenti (Edizioni Santa Caterina). Il concorso vede ogni anno la partecipazione di alcune decine di giovani poeti. La giuria – composta da Gianfranca Lavezzi, Rossano Pestarino, Massimo Bocchiola, Andrea de Alberti, Roberto Bonacina e Maria Pia Sacchi – è stata presieduta quest’anno da Donatella Bisutti (l’hanno preceduta: Franco Buffoni, Nicola Crocetti, Franco Loi, Antonella Anedda, Umberto Fiori, Maurizio Cucchi).

Elena Paralovo (Prima classificata)

Carta

Rimetti con la mano ruvida
il libro al suo posto;
poggi il piede, la scarpa di pelle macchiata
(avrà dieci anni) sigarette e vino, sul legno.
Ti elevi. Solo con quel gesto.

Scendi, intorno il silenzio
l’odore è carta e inchiostro.
Gli occhi vanno, scuri e tristi
su quei tuoi amici eterni, la tua compagnia fragile.

Qualcuno ti cerca.
Passi le mani e le chiudi
sulla lunghezza grigia dei tuoi capelli: “posso aiutarla?”
“avete Sostiene Pereira”?

Sai dove cercare, passi lenti e sicuri, ti giri
a guardare, per rassicurarla:

“ecco a lei signora”; e anche questo è andato.
Pensi a quel grande di Tabucchi, davvero grande
(l’odore di una omelette alle erbe)
… poi ti perdi: una paura, chissà quale, ti prende

Un giro, per controllare se tutti i tuoi cari rispettano
l’ordine, poi correggi un paio di Lansdale
con le nocche
ti siedi; rimbombano le dita sui tasti …
gente, voci, dalla porta
si sono moltiplicate le bocche.

Uno ad uno li ascolti, corpi e parole
– si stringono i Merini e i Neruda –
pieghi la testa, sorridi.
I tuoi denti, gialla rovina e le gengive in vista.

Incredibile, la tua bellezza non svanisce,
le rughe intorno agli occhi si incontrano sotto il naso.
Barba a fili bianchi, sei all’altezza. Di ogni domanda.

Di ogni risposta, di carta.

Ti guardo, immensa tenerezza
i miei ricordi, ad ogni morso li tengo stretti.
Sotto ad ogni torsione vivono; la mia gioia
disperata, cruda.

Mi perdo, ma solo per poco
lo sguardo basso
mi nascondo, voglio vedere il tuo viso
illuminarsi al tuo accorgersi.
E’ il mio gioco.

Un uomo di cinquantasette anni, magro, stanco.
Ma mi hai visto e sorridi.

Le tue storie erano le mie
i tuoi racconti, le tue bugie,
e loro, i tuoi più cari amici
Bukowski, Elliot, Joyce, Gadda, Magri
Il tuo, intatto, mondo di carta.

La coda è lunga (regali di Natale)
capelli a caschetto, bambini aggrappati, frenesia e luci
mariti irritati
Lotte silenziose, ma mai come la mia.

Sono qui, ed ora e sempre “Mio Padre”
sei, nella gola lo grido.
Ma sto attenta, rispetto la fila
“ciao tesoro, eccoti, hai bisogno di qualche
libro?”
“ciao papà” – di te – senza dire nulla
sorrido.

——

Demetrio Marra (Secondo classificato a pari merito)

Una volta ho chiesto a Nonno della guerra,
mi ha raccontato del suo cane – un’altra volta pure
e mi ha parlato del vino,
e poi del suo cane e dei limoni e del sughero.

Ho pensato poi di chiedergli del suo cane o del suo vino,
o degli alberi di limoni o della
ma sapevo che neppure ci pensava di parlarci con la guerra –
della guerra.

Vedendolo adesso, coi capelli rizzi elettrici e gli occhi sciacquati
credo che la guerra più che viverla l’ha ballata,
colle dita incrociate e in punta di piedi:

(non l’avevo mai visto tanto schizzinoso)

——

Sabrina Amadori (Seconda classificata a pari merito)

Gli sguardi neroavorio, arrossati, dei bambini
diserbati da questa bocca di terra cariata,
annacquati e aggrumati, stretti alle ginocchia
sono appesi, a banchi, alla fronte dell’Europa.

——

Francesco Sorbello (Terzo classificato)

Inganno

Ho consumato tutte le rose che ho cercato
di salvare dal gorgo. Ho cento occhi
come la notte, ma non so la strada.
Persa la fretta, sciolgo qualche lotta
tra un ramo ed una larva che si sfalda:
ci guardo dentro, ma non è più salda
la vita nell’estate disperata.

Rimando tutto ai giorni della merla
poiché un po’ tutti abbiamo in cuore il freddo
anche se zitti non vogliam vederlo:
la notte sembra finta, sa di perla,
odora come un fior nuovo di pesca,
ci lascia fumi, incensi e incanti d’esca
e canta, è la sirena del giardino,

come il reflusso di speranze e salmi
che vende il desiderio a San Martino.

——

Le poesie segnalate:

Chiara Alfonzetti

La diva stanca
La diva stanca
Un appendiabiti,
gabbia toracica di ferro,
in piedi nella stanza,
appena vicino ad uno specchio.
Indossa una vestaglia in seta nera,
puzza d’alcol, di vaniglia e di cenere.

Non ha la testa, ha un cappello troppo grande
in cima ad un magnifico collo troppo lungo.
Non ha la pelle, ha ossa lucide come lance,
la voce di chi ha fumato per cinquant’anni
o di chi ha pianto e singhiozzato troppo a lungo.

“Mi amerete
per i miei capelli tinti,
per i miei sorrisi smessi,
per le occhiate stanche
lanciate di sfuggita.

Mi amerete
le espressioni
disegnate coi pennelli,
per tutti i miei gioielli,
per ciò che prenderete
dalla vostra mia vita.

Amerete le luci
sulla sagoma mia stanca,
ferma in pose ben studiate,
la struttura di metallo,

amerete quel che faccio e voi non fate,
ignorando che, potendo, cederei
a chiunque di voi il mio fardello.

Acclamate –sempre– la vostra amata diva!
Una scopa ben vestita
e d’anima niente più.”

——-

Alessandro Betta

Il trucco

Era compito sacro a ogni bambino
l’odiare la matematica: aggirarla
con la calcolatrice.
Ma nessuno, mai, ci volle dire
che a fare i conti con l’esperienza
non si dà che l’esperienza. E il trucco
del bilancio
non riesce a nessuno

——-

Bruna Marenzana

Marzo 2008

Inerti e come sospesi
l balconi dei palazzi,
costruiti dall’ombra.

La luce, da dietro,
li rende inesorabili.

——

Eleonora Marocchini

Se potessi ricominciare

Se potessi ricominciare
lo farei dalla punteggiatura:
chiederei meno parentesi;
metterei più punti, e a capo;
smetterei di mettere la virgola
prima della “e”.

Se potessi ricominciare
viaggerei di più
– ma racconterei di meno;
mi terrei nella mente i ricordi
e i problemi
– soprattutto i problemi –
perché sfumassero,
e non cristallizzassero
in una virgola sbagliata
i loro frattali
di dolore
narrato.

Se potessi ricominciare
non starei scrivendo,
e non starei sbagliando
– di nuovo –
punteggiatura e senso.
Se potessi ricominciare
capirei
che sono così,
l’una e l’altro:
si può decidere solo
se continuare
– a scrivere,
e sbagliare.
Oppure

——

Antonio Venturini

Tiffany’s

Convieni alla taverna più appartata,
convieni senza pena e senza cruccio
per latte con arabica miscela
gustare, ciò che noi diciam cappuccio.

Se Borea le menti ci raggela,
godiamo del tepore casalingo
della sala da pranzo desolata,
seduti, stretti a l’ombra d’un cantuccio.

Di luna senza ciocco–marmellata
spartiamoci ad ognun la mezza fase,
e intavola accademico discorso
intanto che libiam da tazze rase.

Ecco Beckett e Pinter con un morso
(cosi la timidezza mia respingo);
ecco Roma e bovini con un sorso
(sarai, mi chiedo io, accompagnata?)

E segue in alternanza sorso e morso …
con nulla da versare, conversiamo
(e l’anima domanda e mi si ostina,
si dibattono i sensi presi all’amo…)

Ma invano: che oramai non sei bambina
e nella tua tagliola il piede stringo,
e per le ciocche dei fondenti ricci
chissà poi cosa nel pensier mi fingo…

Lo ben so che non sono tuoi capricci,
ma leggi (e che noi disconosciamo)
di natura e d’amor che l’ha creata
in tempi già ignorati dalla storia.

O tu che nome devi a Nike alata
o epocale britannica regina,
albergo ti sarà la mia memoria
che abbonda di ristrutturate case.

È sufficiente gloria
l’invito a colazione stamattina:
perché non so né come,
ma pare aver sapore del tuo nome.

L’Eco della Riviera intervista Donatella Bisutti

Cari Amici, è uscita sull’Eco della Riviera questa bella intervista a cura di Francesco Basso che ringrazio vivamente.

L’ECO intervista Donatella Bisutti, penna instancabile, portatrice della poesia italiana nel mondo.
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Giornalista e poetessa, due ruoli molto importanti che non possono fare a meno della medesima cosa: la scrittura. Oggi, in un mondo sempre più teso all’immagine, proiettato sulla falsificazione e visionarietà del reale, per descrivere la realtà può bastare il giornalismo o forse è più incisiva la poesia?

Da anni mi dedico esclusivamente al giornalismo culturale, in particolare come direttore prima della rivista Poesia e Spiritualità e attualmente della rivista Poesia e Conoscenza , on line e cartacea, di cui sta per uscire il secondo numero, e anche come titolare di una rubrica molto seguita sulla rivista Poesia di Nicola Crocetti, La poesia italiana all’estero. Quindi giornalismo e poesia per me sono contigui. Ma naturalmente c’è fra le due cose una notevole differenza. Il giornalismo è il momento dell’osservazione, dell’informazione, della critica, della riflessione con strumenti razionali; la poesia è invece il momento della creatività, dell’intuizione, dell’emozione. Ma se nel titolo della mia rivista, che per me è un impegno importantissimo, ho messo in rapporto la poesia con la conoscenza, questo ha appunto due significati: uno è esplorare le possibili interazioni della poesia con le altre arti e discipline , e specialmente la sua possibile presenza come valore anche civile e sociale, l’altro ha un’accezione metafisica: la poesia come chiave per una conoscenza del mondo altra, spirituale, cosmica, e questo certamente supera i limiti del giornalismo, anche del “buon” giornalismo, quello che non cerca di falsificare in vari modi la realtà .

E in questo io sono seguace di una visione della poesia che è stata quella di grandi poeti come Shelley, e cioè una poesia che non è solo letteratura , ma ci permette di attingere a una conoscenza in qualche modo soprasensibile, si potrebbe dire iniziatica. Giornalismo deriva da “giorno”: il suo spazio è il quotidiano, la poesia aspira all’eterno.

E’ tornata da un importante appuntamento a Dubai dove ha rappresentato la poesia in Italia. In che modo gli Emirati vivono la poesia e cosa ha portato in Italia da questo incontro?

E’ stato un viaggio rapido ma che mi ha profondamente impressionato. Ne ho riportato essenzialmente due forti impressioni: La prima è stata vedere l’Europa da una diversa prospettiva, quella asiatica, in quanto io e Claudio Pozzani, direttore del Festival di Genova, che era invitato insieme a me, eravamo gli unici a rappresentare non solo l’Europa ma l’Occidente. Noi forse da qui non ci rendiamo conto dell’immenso peso anche culturale oggi dei paesi asiatici, specie dell’India, che a Dubai è molto presente in varie forme, siamo troppo eurocentrici . L’altra forte impressione è stata vedere la differenza fra i giovani delle scuole di Dubai che hanno letto le loro poesie e la maggioranza dei nostri, cinici e demotivati, maleducati e ignoranti e soprattutto privi di valori, dediti a spinelli sesso e sbronze (parlo naturalmente in generale, è chiaro che ci sono anche molte eccezioni). I ragazzi e le ragazze che studiano a Dubai, di varie religioni e razze, mi sono parsi seri , concentrati, maturi e consapevoli delle difficoltà e dei pericoli che il mondo sta vivendo, determinati ad affrontarle con molta fede nei valori dell’onestà e del coraggio. Ascoltandoli mi sono commossa.

Sulla rivista ‘Poesia’ tiene una rubrica a proposito di come è vista la poesia italiana all’estero. Qual’è il poeta più amato e qual’è il poeta straniero che più si avvicina ai nostri italiani?

A me riesce sempre difficile fare delle classifiche, perché le classifiche sono come i listini di Borsa, oscillano di continuo. Tuttavia portei dire che il più amato rimane sempre Dante e fra i contemporanei Montale. Ma ho assistito in questi ultimi anni (tengo la rubrica da più di 15 anni) a una “ascesa” di Leopardi, che finalmente sta acquistando anche all’estero quell’attenzione critica che finora gli era stata negata, anche io credo per la difficoltà di tradurre il suo linguaggio insieme così quotidiano e così letterario. Quanto al poeta straniero che più si avvicina ai nostri è una domanda davvero difficile e non saprei cosa rispondere anche perché io vedo solo l’impatto dei nostri all’estero e non mi occupo delle traduzioni in italiano. Oggi in ogni caso le influenze reciproche fra poeti di diverse culture e lingue sono tali e tante che è arduo isolarne solo alcune.

Perché all’estero la nostra poesia è così amata?

Perché prima di tutto Dante è universalmente conosciuto: ho visto con stupore un copia della Divina Commedia in una piccola biblioteca di una “comune” cinese, in campagna, ancora tanti anni fa! E poi perché la lingua italiana , che noi storpiamo volentieri, esercita un fascino che noi non immaginiamo nemmeno, posso dire su tutti gli altri popoli del mondo, per la sua musicalità straordinaria e la sua dolcezza.

La poesia in Italia oggi. Qual è la situazione della cultura in Italia.

Beh, la situazione della cultura lo sappiamo tutti qual è oggi in Italia, e questo va di pari passo con una scuola che non riesce a educare. Da un lato abbiamo il trionfo dell’ignoranza e del pressapochismo, dall’altro tuttavia si deve riconoscere che persone che decenni fa erano totalmente ignare , oggi frequentano mostre e festival culturali. E’ una situazione ambigua e contraddittoria. Non si leggono libri ma quasi tutti scrivono poesie e romanzi e li pubblicano a loro spese. Un fenomeno davvero curioso, più sociale che letterario.

Qual è secondo lei il poeta più rappresentativo?

Mi rifiuto di fare classifiche, e poi dipende dal punto di vista. Ci sono situazioni di potere, ci sono anche certi diktat culturali, ci sono persone che restano in ombra, ma io credo resteranno in un futuro, quando altri saranno scomparsi.

La sua poesia preferita?

Mia o di qualcun altro? Difficile comunque rispondere. A volte non è un’intera poesia, ma un verso, un ritmo che ci rimane dentro. E anche le nostre preferenze variano continuamente nel tempo, secondo gli eventi e gli stati d’animo. Se devo parlare della mia poesia, potrei dire piuttosto qual è il libro che mi è più caro, ed è Un amore con due braccia, premio Alda Merini 2014, l’unico che ogni tanto rileggo e so un po’ a memoria.

Progetti futuri e se potesse lasciarci con un verso di una sua poesia che secondo lei la caratterizza maggiormente.

Progetti ne ho sempre tanti. Forse iniziare una piccola attività editoriale collegata alla rivista. E fondare una specie di club che riunisca i miei lettori. Poi ho due libri di poesia nuovi che devo terminare.

C’è un mio verso che ho fatto stampare sui cartoncini con il mio indirizzo e che assomiglia almeno come contenuto a un haiku: “La luce risplende / nella tua unghia più piccola” Come dire che tutta la bellezza del mondo può essere contenuta nella cosa più piccola, umile e semplice.

Intervista di Francesco Basso

La Tavola rotonda sul tema “Economia e Poesia”

Venerdì 11 dicembre 2015, nella Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani, si è svolta la Tavola rotonda sul tema “Economia e Poesia” organizzata dal direttore della rivista Poesia e Conoscenza Donatella Bisutti. Hanno partecipato: Patrizia Gioia, Gianni Vacchelli, Flavio Manara, Maurizio Bacigalupo. Il tema della serata ha suscitato molto interesse tra il pubblico presente.

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